Esuberi al GdS, l'Ordine: si riprenda il confronto
«Non ci si può rassegnare a vedere marciare una testata storica come il Giornale di Sicilia verso un declino inarrestabile, vederla ridurre ai minimi termini a seguito del nuovo piano di esuberi che riguarda 17 giornalisti su 34, assistere a una sfiancante e dolorosa contrapposizione tra editori e redazione che non riescono a trovare un “comune sentire” per un progetto di rilancio». Lo dice l’Ordine dei giornalisti di Sicilia che manifesta la propria solidarietà ai colleghi che hanno proclamato uno sciopero di due giorni dopo il fallimento della trattativa sindacale a Roma e l’annuncio degli editori di volere attivare le procedure per la cassa integrazione a zero ore, primo passo verso il licenziamento di 17 giornalisti. «Sono colleghi di grande esperienza, costituiscono un patrimonio dell’azienda e una garanzia di professionalità per i lettori: davvero si può rinunciare a cuor leggero a tutto questo senza compromettere definitivamente il futuro di una testata che ha appena tagliato il traguardo dei 160 anni? Nessuno nega le ragioni degli editori, prima fra tutte la gravità della crisi che ha investito il mondo dell’editoria, acuita ancora di più dall’emergenza Covid. Ne sono consapevoli per primi i giornalisti del “Sicilia” che in questi ultimi anni non si sono mai tirati indietro di fronte alla richiesta di sacrifici. Ma hanno anche presentato proposte per non renderli vani e per rilanciare il giornale, proposte che però non hanno mai trovato accoglienza».
«Tagliare il numero dei giornalisti - rileva l’Ordine - non è la strada giusta per uscire dalla crisi, non risolve i problemi alla radice, né a lungo andare può risollevare il giornale. Lo si è visto. Gli editori del Giornale di Sicilia hanno infatti già rimaneggiato la redazione con il licenziamento dei corrispondenti e collaboratori fissi, allontanato i vecchi contrattisti, chiuso le redazioni provinciali, mandato a casa tipografi e amministrativi. I nuovi tagli rischiano di essere perciò un colpo mortale per l’azienda alla quale si chiede invece un passo deciso, come stanno facendo altri giornali nel Paese, verso l’innovazione e la trasformazione digitale. Un salto nel futuro che non può avvenire senza i giornalisti. L’Ordine chiede agli editori del Giornale di Sicilia di rivedere le proprie posizioni e di riprendere al più presto il dialogo con la redazione. Si è ancora in tempo, anche se è stata presentata alla Regione la richiesta di confronto per il riconoscimento dello stato di crisi. E rinnoviamo l’invito alle istituzioni, primo fra tutti il presidente della Regione Musumeci, a svolgere un ruolo importante di mediazione per scongiurare, in un momento drammatico di crisi, il licenziamento di 17 giornalisti e il ridimensionamento dell’informazione in Sicilia. Sarebbe un prezzo troppo alto che pagherebbero non solo i giornalisti ma i siciliani, che oggi più che mai hanno bisogno di un’informazione libera, qualificata e autorevole».
«Tagliare il numero dei giornalisti - rileva l’Ordine - non è la strada giusta per uscire dalla crisi, non risolve i problemi alla radice, né a lungo andare può risollevare il giornale. Lo si è visto. Gli editori del Giornale di Sicilia hanno infatti già rimaneggiato la redazione con il licenziamento dei corrispondenti e collaboratori fissi, allontanato i vecchi contrattisti, chiuso le redazioni provinciali, mandato a casa tipografi e amministrativi. I nuovi tagli rischiano di essere perciò un colpo mortale per l’azienda alla quale si chiede invece un passo deciso, come stanno facendo altri giornali nel Paese, verso l’innovazione e la trasformazione digitale. Un salto nel futuro che non può avvenire senza i giornalisti. L’Ordine chiede agli editori del Giornale di Sicilia di rivedere le proprie posizioni e di riprendere al più presto il dialogo con la redazione. Si è ancora in tempo, anche se è stata presentata alla Regione la richiesta di confronto per il riconoscimento dello stato di crisi. E rinnoviamo l’invito alle istituzioni, primo fra tutti il presidente della Regione Musumeci, a svolgere un ruolo importante di mediazione per scongiurare, in un momento drammatico di crisi, il licenziamento di 17 giornalisti e il ridimensionamento dell’informazione in Sicilia. Sarebbe un prezzo troppo alto che pagherebbero non solo i giornalisti ma i siciliani, che oggi più che mai hanno bisogno di un’informazione libera, qualificata e autorevole».